Le pendici del Gran Cratere e buona parte dell'isola
sono ricoperte da folta macchia, dove prevale la Genista tyrrhena,
una ginestra endemica delle Eolie e delle isole Ponziane.
Nei giardini
della località Piano sopravvive un'altra leguminosa
arbustiva, esclusiva dell'arcipelago, il Cytisus aeolicus. Questa
pianta era nota come foraggera già in età greca:
le sue qualità vennero infatti descritte da Teofrasto, che
la chiama "colitia delle Eolie".
II citiso e altre essenze,
in particolare il leccio, costituivano in passato una folta boscaglia
estesa su gran parte della superficie dell'isola.
Il paesaggio
di Vulcano si presenta infatti oggi drasticamente modificato
rispetto al suo antico aspetto, e questo a causa dell'azione dell'uomo
che, a partire dal XVIII secolo, ha reso l'isola coltivabile
e pascolata.
Piccole macchie di leccio, tuttavia, sopravvivono
ancora in diverse località del Piano e della parte meridionale,
lungo la rotabile per Gelso.
Anche la fauna annovera alcuni endemismi: il più "frequente" incontro nelle serate
estive, attorno alle luci artificiali, è quello con un piccolo
maggiolino dall'aspetto sericeo, I'Anoxia moltonii, chiamato dagli
isolani "papaleo". La larva può vivere anche
diversi anni nel terreno, dove si nutre di radici e sostanze
vegetali;
gli adulti volano invece per pochi mesi, riunendosi in rumorosi
sciami, al tramonto, per la riproduzione.